Da quando sto «dall’altra parte», come mi dicono i colleghi che ancora stanno nei media, ovvero aiuto aziende e persone a comunicare e a trasformarsi in notizie di interesse per le redazioni, teorizzo e sostengo che le “pierre” non c’entrano nulla con i giornalisti e gli uffici stampa. Eppure, e purtroppo si vede, quasi tutti gli uffici stampa privati sono in mano alle “pierre” e nelle università, colpevolmente, si insegna che gli uffici stampa hanno a che vedere con le attività delle cosiddette “pubbliche relazioni”.
Panzane!
Da anni, un po’ di collaboratori e clienti mi sollecitano a mettere nero su bianco le mie idee e i miei pensieri sulla comunicazione, e a parte la concessione ad un caro amico, ai tempi direttore della comunicazione di una multinazionale, che è riuscito a farmi scrivere un libretto sull’argomento, mi sono sempre rifiutato, forse fin troppo sdegnosamente.
A farmi cambiare idea è stato, il 17 febbraio 2017, l’Ordine nazionale dei giornalisti, che ha approvato l’ordine del giorno che riporto anche qui sotto. Probabilmente nulla muterà nell’italica gestione degli uffici stampa, ma se chi ci crede non fa nulla per marcare le differenze diventa colpevole di ignavia.
Perciò, eccomi qui.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito a Roma, ha approvato all’unanimità il seguente ordine del giorno:
Il Consiglio Nazionale segnala l’assenza di norme per il comparto degli uffici stampa privati. Ciò rende tra l’altro impossibile sanzionare l’abuso della professione che, per gli uffici stampa privati come già avviene per quelli pubblici, dovrebbe essere svolta esclusivamente dagli iscritti all’Ordine, con tutte le garanzie di professionalità, rispetto della deontologia e aggiornamento formativo che ciò comporta.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti auspica che il legislatore intervenga per colmare il vuoto normativo sopra evidenziato, a tutela della professione dei propri iscritti e del diritto dei cittadini di essere informati in maniera corretta.