Tu guarda: l’Ordine dei Giornalisti è riuscito stupirmi e, di fatto, a convincermi ad aprire un blog per parlare della comunicazione, così come la intendo io.
E già, perché il 17 febbraio 2017 l’Ordine ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con cui chiede che anche negli uffici stampa delle aziende private, come già avviene per quelle pubbliche, siano impiegati solo giornalisti. A tutela «del diritto dei cittadini di essere informati in maniera corretta».
Affermazione pesante, se ci pensate bene, perché lascia aperto l’uscio alla considerazione che gli uffici stampa non diffondano sempre la verità.
E a volte è così, lo sappiamo. Ma non dovrebbe essere così.
Il problema è che nessuno ha mai seriamente marcato la differenza tra uffici stampa e uffici pubblicità. Si è lasciato fiorire un andazzo fatto di relazioni (più o meno pubbliche) che ha portato molte aziende e multinazionali a convincersi che l’ufficio stampa debba dipendere dal marketing!!!
Chi mi conosce sa come la penso, in primis su questo tema. E poi sulla rete, i social, la comunicazione, gli eventi usati per comunicare … Da adesso in avanti, anche chi non mi conosce lo scoprirà, se vorrà leggermi ovviamente. Perché da oggi inizio a ragionar di comunicazione e a dire come la vedo e come la penso.
Partendo dal fatto che sono abbastanza certo che nulla cambierà nell’italica gestione degli uffici stampa. Perché tutti, alla fine, fanno i funamboli, o meglio i bottai (con grande e assoluto rispetto per chi crea le dimore del divin Bacco), tirando un colpo prima al cerchio e poi alla botte.
Anche quell’ordine del giorno, che ha avuto il merito (o la colpa ☺) di smuovere la mia penna, è per buona parte figlio di ben altri interessi corporativi. Come quelli che hanno portato l’Ordine dei Giornalisti ad esentare gli iscritti all’Albo da più di 30 anni dalla necessità di raggiungere i 60 crediti formativi ogni triennio.
Intendiamoci, non è invidia: io ho più di 30 anni di iscrizione e quindi posso anche godermi questo “beneficio”.
E’ che penso che sia una presa in giro dire che ai “nonni” del giornalismo basta fare 20 crediti deontologici in tre anni per essere in regola con la formazione continua. Semmai, infatti, sono proprio gli altri crediti formativi quelli che ci servono. Perché il rischio di non restare aggiornati e al passo con i tempi è altissimo … ma questa è un’altra storia.